Report Passeggiata “Lo Sport ieri ed oggi: passeggiata architettonico-sportiva nei luoghi dello Sport di Roma Antica e Moderna”
Domenica 23 ottobre l’Arch. Fabio Bugli, Presidente del Comitato Scientifico SCAIS, ha accompagnato un gruppo di circa sessanta persone in un’inedita passeggiata architettonico-sportiva alla scoperta della storia del Circo Massimo, il più grande stadio della storia.
I partecipanti sono stati coinvolti in un viaggio nel tempo che ha toccato le varie fasi di vita di quello che fu il più grande polo di aggregazione sociale per la popolazione di Roma a partire dal periodo repubblicano.
Il Circo Massimo si configura, fin dalle sue origini, come luogo di aggregazione e spettacolo e, durante il principato augusteo e negli anni immediatamente successivi, i suoi spazi vennero ben definiti e circoscritti.
Le dimensioni del Circo Massimo sono notevoli: non a caso si tratta di una delle strutture per spettacoli più grandi dell’antichità, con i suoi 600 metri di lunghezza e 140 di larghezza.
L’organizzazione vera e propria di questo spazio pubblico si verifica in età repubblicana e riguarda, più che l’area della pista o le gradinate, la zona centrale denominata spina, su cui vengono innalzati statue, signa, edicole e sacelli dedicati alle divinità.
Nel 329 a. C. vengono costruiti i carceres, gli stalli di partenza in legno, e le prime gradinate, sempre in legno. Con la salita al potere di Giulio Cesare, viene costruito il primo edificio in muratura, che fungeva sia da supporto agli spalti sia da struttura per le botteghe e le tabernae .
Ad Augusto si devono poi ulteriori lavori di sistemazione, con la costruzione dei delfini contagiri e del pulvinar, il palco reale da cui la la famiglia imperiale assisteva agli spettacoli del Circo Massimo da un luogo privilegiato.
Tiberio ricostruì parte delle gradinate, mentre Claudio fece realizzare i primi carceres in marmo. Nerone, che fu anche protagonista di una corsa con le bighe, aumentò la capienza della struttura, eliminando i corsi d’acqua a ridosso della pista e sostituendoli con gradinate. Il grande incendio che devastò Roma durante il suo principato, nel 64 d. C., ebbe il suo focolaio proprio nel Circo Massimo, distruggendo gran parte del complesso. Tuttavia, già nel 68 d. C., l’area era perfettamente funzionante e pronta ad accogliere l’imperatore di ritorno dal suo viaggio trionfale in Grecia.
A Tito si deve la costruzione del grande arco al centro del lato corto curvilineo e altri abbellimenti, ma un nuovo grande incendio rese necessaria una vera e propria ricostruzione ad opera di Traiano.
Gli imperatori successivi si dedicarono, chi più chi meno, all’ampliamento e all’abbellimento del Circo Massimo, ma con la caduta dell’impero e la scomparsa di un potere centrale forte, anche la funzione di centro di aggregazione e di spettacolo venne meno.
È certo che già nel VIII secolo la pista non fosse più in uso, come dimostra il passaggio di un piccolo acquedotto, e nei secoli successivi l’intera area venne usata come magazzino o cave di materiale.
Nel XII secolo si attesta la presenza di un mulino e diverse macine, nonché di una torre, chiamata Torre della Moletta, appartenuta alla potente famiglia Frangipane e costituita da un paramento murario e blocchetti di tufo alternato a mattoni e materiale di recupero.
Nel corso del Cinquecento l’area del Circo Massimo, così come l’intera città di Roma, divenne riserva privata di caccia alle opere d’arte di papi e famiglie nobiliari. Nel 1587 Papa Sisto V riportò alla luce i due grandi obelischi che decoravano la spina e li fece trasportare in Piazza del Popolo e Piazza San Giovanni in Laterano.
Con l’avvento del fascismo, l’area del Circo Massimo sembra riacquistare la sua funzione di aggregazione sociale e palcoscenico del potere centrale: diventa infatti sede delle maggiori mostre ed esposizioni organizzate dal Mussolini per celebrare l’efficienza e la produttività del governo fascista.
Al termine della visita c’è stata anche l’occasione di visitare lo Stadio delle Terme di Caracalla o Stadio Nando Martellini, costruito nel 1939 e ristrutturato nel 2015 sotto la gestione del Comitato Regionale FIDAL Lazio, per restituirlo ai cittadini dopo un periodo di abbandono, dedicandolo all’atletica leggera.